
Negli ultimi anni abbiamo imparato a pensare al digitale come a un alleato green: meno viaggi, meno carta, tutto più smart e sostenibile. Giusto? Beh, non proprio. Dietro questa “favola tecnologica” si nasconde un piccolo grande paradosso.
Ok, è un tema di cui parliamo spesso, lo sappiamo. Ma, di tanto in tanto, è bene fare un punto della situazione, per comprendere cosa ci dicono i dati aggiornati e cosa stiamo facendo, così da avere il quadro chiaro davanti agli occhi e capire se la direzione intrapresa è quella giusta.
Sappiamo che ogni azione digitale ha un costo ambientale: inviare un’email, salvare un file sul cloud, fare una videochiamata sono tutte attività che consumano energia, prodotta ancora, in larga parte, da fonti fossili.
Il risultato? Il digitale è responsabile del 3,7% delle emissioni globali di CO₂, più del traffico aereo.
Se è vero che il digitale può ridurre le emissioni, è altrettanto vero che questo accade solo quando viene usato in modo consapevole. Senza una visione critica, rischiamo semplicemente di spostare l’inquinamento da un settore all’altro, illudendoci di fare bene.
E i numeri? I dati dicono più di mille parole
Solo i data center consumano oggi il 2% dell’elettricità globale e, secondo le stime della IEA, potrebbero arrivare al 4% entro il 2030.
Lo streaming video produce circa 300 milioni di tonnellate di CO₂ equivalente all’anno — più di un Paese come la Spagna.
Il mining di criptovalute, da solo, assorbe centinaia di terawattora (TWh) ogni anno. Nel 2024, in Cina, il solo Bitcoin ha generato oltre 130 milioni di tonnellate di emissioni.
E anche le nostre attività quotidiane hanno un impatto. Un’email può generare tra 4 e 50 grammi di CO₂, a seconda di peso, allegati e server coinvolti.
Guardare un film in 4K su Netflix? Non è affatto un gesto neutro. Ogni ora di streaming ad alta definizione può produrre tra 55 e 150 grammi di CO₂, in base al dispositivo e alla rete.
In breve, il digitale, nel suo complesso, supera già l’impatto del traffico aereo. Le emissioni stimate si attestano al 3,7% del totale globale, contro il 2,5% dell’intera aviazione commerciale.
Che cos’è, in pratica, questo paradosso?
Oggi sappiamo che il digitale non è tutto uguale. L’economia digitale si muove lungo due direttrici molto diverse.
Da una parte c’è la digitalizzazione dei settori produttivi tradizionali, l’uso della tecnologia per rendere processi già esistenti più efficienti, meno energivori, meno impattanti. È qui che il digitale può diventare un alleato della sostenibilità.
Dall’altra ci sono le infrastrutture digitali “pure” — data center, server farm, piattaforme di streaming, blockchain — che consumano enormi quantità di energia per alimentare la nostra vita iperconnessa.
Distinguere tra queste due dimensioni è cruciale. L’economia digitale comprende tutto, dalle app che usiamo ogni giorno alle fabbriche intelligenti, passando per l’e-commerce e l’intrattenimento online. Ma a sorreggerla c’è un enorme “dietro le quinte” — fatto di server, cloud, reti — che lavora ininterrottamente, spesso fuori dal nostro sguardo. È il motore nascosto che fa girare tutto il sistema.
Ed è proprio qui che il paradosso si rivela. Da un lato abbiamo una tecnologia che può contribuire concretamente alla riduzione delle emissioni, dall’altro un’infrastruttura che, se non gestita in modo sostenibile, rischia di annullare questi stessi benefici.
La vera sfida, quindi, non è scegliere se usare o meno il digitale, ma decidere come usarlo e come costruirlo.
Ma quindi: il digitale aiuta o danneggia l’ambiente?
Dipende. La componente più energivora — data center, cloud etc…— contribuisce all’aumento delle emissioni. Ma la digitalizzazione dei settori produttivi può, al contrario, farle diminuire in modo sostanziale.
Parliamo di soluzioni come l’intelligenza artificiale applicata alla logistica per ottimizzare i percorsi, o di macchine agricole smart che riducono gli sprechi di carburante, energia e di risorse preziose come ad esempio l’acqua.
Quando ben indirizzato, il digitale diventa un potente alleato della transizione ecologica.
Come evitare di cadere nel paradosso?
Dopo aver analizzato a fondo le dimensioni del problema, in Gag siamo arrivati a una conclusione: la sostenibilità digitale non è un’opzione, ma una responsabilità condivisa.
Chi progetta, sviluppa ed eroga servizi digitali ha oggi la possibilità — e la responsabilità — di fare la differenza. Solo attraverso scelte consapevoli, sia da parte di chi crea contenuti digitali sia di chi li utilizza, possiamo costruire un ecosistema che tenga davvero conto dell’impatto ambientale del digitale.
Per questo abbiamo sviluppato un approccio integrato, che agisce su più livelli: offrire servizi web più sostenibili e promuovere un uso più consapevole delle tecnologie.
Hosting JustGreen: sostenibilità alla radice
Siamo partiti dalla base, ripensando l’infrastruttura. Web Hosting JustGreen è nato green fin dall’inizio. Non si tratta di compensare, ma di progettare da subito in modo sostenibile.
Alimentato al 100% da energia rinnovabile — principalmente eolica e idroelettrica — utilizza hardware ad alta efficienza selezionato con criteri energetici rigorosi. I server, situati in Germania, assicurano massima sicurezza, performance e conformità al GDPR.
Grazie a questa scelta, i progetti digitali dei nostri clienti partono con un’impronta carbonica drasticamente ridotta.
Good Ranking: misurare e ridurre l’impatto digitale
Accanto all’infrastruttura, abbiamo sviluppato un protocollo capace di trasformare il modo in cui i progetti digitali prendono forma. Good Ranking® è il nostro strumento per misurare e ridurre l’impatto ambientale dei siti web e degli strumenti digitali.
Non si tratta solo di un indice, è un vero e proprio protocollo di sviluppo che ci consente di creare piattaforme più leggere, performanti e accessibili, contribuendo al tempo stesso ad una transizione digitale delle aziende in ottica di sostenibilità e alla diffusione di una cultura del digitale realmente sostenibile.
Digital Sustainability Workout: un cambio di passo culturale
Parallelamente, lavoriamo per portare maggiore consapevolezza all’interno delle organizzazioni. Lo facciamo con il nostro Digital Sustainability Workout: un percorso formativo pratico, modulabile e aggiornato, pensato per trasformare la cultura digitale delle aziende.
Attraverso incontri su misura, un widget di misurazione dell’impatto digitale (basato sull’algoritmo Good Ranking®) e una newsletter mensile, accompagniamo le aziende verso un utilizzo più responsabile delle tecnologie.
In questo modo, aiutiamo i nostri clienti non solo a offrire servizi web più sostenibili, ma anche a vivere il digitale in modo più consapevole e rispettoso.
Ogni scelta digitale può diventare un gesto concreto per il futuro del pianeta. Che si tratti di lanciare un nuovo sito, rivedere una piattaforma esistente o semplicemente riorganizzare la presenza online, in Gag aiutiamo le aziende a farlo con un’impronta più leggera — per davvero